08 Febbraio 2021
PD-L1 in immunoistochimica: metodiche di valutazione a confronto nel carcinoma della mammella
A cura di Caterina Marchiò, Università degli Studi di Torino, Anatomia Patologica dell’Istituto di Candiolo - FPO - IRCCS e Cristian Scatena, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa
Introduzione
Nell’ambito della valutazione anatomopatologica del carcinoma della mammella stiamo imparando come alcuni componenti dello stroma possano avere un impatto sulla stratificazione prognostica delle pazienti e anche sulla predizione della risposta a terapie specifiche. Ad oggi, i linfociti presenti nello stroma intratumorale (tumor infiltrating lymphocytes, TIL) sono a tutti gli effetti considerati un fattore prognostico nei carcinomi mammari tripli negativi (triple negative breast cancer, TNBC) e HER2 positivi, definendo un sottogruppo di tumori mammari a migliore prognosi e maggiormente responsivi al trattamento chemioterapico, come osservato in fase neoadiuvante dal più elevato tasso di risposte patologiche complete (pCR) (1, 2).
A complicare il quadro si è aggiunta recentemente la proteina PD-L (programmed death-ligand)1, la cui espressione si osserva nelle cellule immunitarie (IC) che popolano lo stroma dei tumori mammari (TIL, macrofagi, granulociti, cellule dendritiche), e talora anche nelle cellule tumorali (3). È stato infatti dimostrato come dal 40 all’80% dei TNBC possa essere definito “PD-L1 positivo”, a seconda del metodo di valutazione utilizzato (3). Tali osservazioni, unitamente ai successi dell’immunoterapia in altri ambiti di patologia come il melanoma e il carcinoma polmonare, hanno aperto nuove prospettive terapeutiche per le pazienti con TNBC che attualmente sono prive di opzioni terapeutiche specifiche, al di là della chemioterapia citotossica sistemica.